Il rapporto tra arte orafa abruzzese e Chiesa

Entrando in una chiesa abruzzese o in qualsiasi struttura ecclesiastica capita spesso di rimanere meravigliati dal patrimonio artistico e dai capolavori di arte orafa presenti al loro interno.

In realtà, però, quello che vediamo è solo parziale. Nel corso dei secoli, infatti, tanti sono stati i furti, le depredazioni e le requisizioni operati da invasori e regnanti che ne hanno depauperato la ricchezza.

La storia dell’arte orafa abruzzese prende le mosse proprio da uno dei tanti episodi di spoliazioni. Il primo a noi noto riguarda le requisizioni di argenti nelle chiese sulmonesi, disposte da Federico II di Svevia. Sempre a Sulmona, nella notte del 6 Aprile 1704, sono state recise ed asportate le mani e la testa del busto di San Panfilo, realizzate dall’orafo sulmonese Giovanni di Marino di Cicco.

Altre vicende simili si riscontrano a Teramo, dove all’inizio del XV secolo molte chiese vengono saccheggiate di calici, turiboli e un paliotto antico.

Anche all’Aquila, nel 1529, per pagare il taglione di 60.000 scudi imposto dal principe di Oranges, la spoliazione delle chiese è stata quasi totale. In questa circostanza, infatti, sono state sacrificate perfino le arche d’argento che raccoglievano le spoglie mortali di San Bernardino e di San Pietro Celestino.

Gli episodi riportati sono solo una parte di quelli che hanno interessato le chiese abruzzesi.
Possiamo comprendere quindi come l’arte orafa sia sempre stata importante per le istituzioni ecclesiastiche. Già nel 1019 il Commemoratorium redatto dal preposito Teobaldo, poi abate di Montecassino, elenca preziosi oggetti conservati nel monastero di San Liberatore a Majella. Questo rappresenta un esempio di quelli che dovevano essere i tesori presenti nelle chiese d’Abruzzo nel Medioevo.

È con la mostra d’arte antica del 1905 di Chieti che vengono rivelati aspetti sconosciuti della cultura regionale. L’evento ottiene, infatti, risonanza nazionale ed internazionale, portando l’interesse da parte di mercanti d’arte, collezionisti ed istituzioni pubbliche verso l’arte orafa italiana, inclusa quella abruzzese.

Anche dopo tante disavventure, dunque, dell’arte orafa abruzzese resta ancora quanto si conserva nei musei e nelle chiese, il che costituisce un invidiabile patrimonio per qualità e quantità.

L’arte orafa in Abruzzo tra il 1700 e il 1900

Quello che da sempre contraddistingue gli orafi abruzzesi è una grande abilità. Questa trova le sue ragioni più profonde nella tradizione presente in alcuni centri come l’Aquila e Sulmona.

Seguendo la linea del tempo, nel 1700 la diffusione di gioielli è ancora circoscritta alle classi sociali più abbienti.

In quegli anni, infatti, l’orafo non è un mestiere per tutti. In genere è accessibile alle famiglie benestanti, in quanto il percorso per diventarlo prevede un periodo di apprendistato di 4 anni, senza alcun guadagno.

Se durante il ‘700, dunque, i gioielli sono un bene per pochi, nell’ ‘800 inizia ad ampliarsi il mercato dei manufatti d’oro e d’argento, coinvolgendo nuovi strati sociali. Questo grazie all’emigrazione, che ha contribuito ad alzare il tenore di vita di buona parte della popolazione.

Tra fine ‘800 e inizio ‘900, si registra un incremento di artigiani e negozianti che aprono botteghe anche nei piccoli comuni rurali.

Successivamente, a segnare la crisi del mestiere dell’orafo contribuiscono l’ampliamento dei mercati e l’introduzione di nuove tecniche di produzione che hanno travolto le vecchie botteghe familiari. In più, nel 1941 il governo fascista emana un decreto mirato a bloccare la vendita di oggetti preziosi, danneggiando così gli artigiani locali.

Le opere ecclesiastiche realizzate dagli orafi Di Rienzo

Domenica 26 Maggio 1955, alla presenza di Mons. S.E. Salvatore Rotolo, Vescovo di Altamura, viene celebrata la solenne incoronazione della Madonna del Lago di Scanno. Per l’occasione, l’orafo Armando Di Rienzo realizza e dona le Corone della Madonna e del Bambino, le prime opere create dagli orafi Di Rienzo per il mondo ecclesiastico. Nell’estate del 2002, per il 3°centenario, le stesse vengono benedette da Papa Giovanni Paolo II.

testimonianza dell'arte orafa abruzzese: l’orafo Armando Di Rienzo realizza e dona le Corone della Madonna e del Bambino.

Nel Marzo del 1960 il giovane Nunziato, figlio di Armando, su disegno di Remo Brindisi crea le Aureole delle statue del Cristo, dell’Addolorata e dell’Angelo in argento dorato filigranato, tutt’ora protagoniste della tradizionale Processione del Venerdì Santo di L’Aquila.

testimonianza dell'arte orafa abruzzese:  Aureola della statua dell'Addolorata.

Osservando attentamente il patrimonio artistico creato, si nota che il simulacro del Cristo Morto, di legno patinato in nero su foglia d’oro, è posto su una bara coperta da drappi in velluto nero e lama d’argento. Su questi ultimi sono ricamati in seta, in argento dorato, gli stemmi della Città e dell’Arcivescovo e i simboli della Passione. La Statua dell’Addolorata, di legno patinato in oro e viola su foglia d’argento, poggia su una base in oro e ceramica con drappi laterali in velluto nero e lama d’oro. Sulla Corona sono rappresentati quattro angeli piangenti. Attualmente, le Aureole sono conservate nella Basilica di San Bernardino a L’Aquila.

A maggio dello stesso anno, il laboratorio realizza, in argento dorato, le Corone della Madonna e del Bambino e lo Scettro, conservate dalle Suore Salesiane di Via della Lungara a Roma.

Intorno al 1962 vengono realizzati i Gigli per la statua di Sant’Antonio da Padova, conservati a Scanno nella Chiesa di Sant’Antonio da Padova.

Nel Febbraio del 1968, gli orafi creano le Aureole delle statue del Cristo e della Madonna Addolorata e la corona di spine in argento, conservate nella Chiesa del Carmine di Scanno.
Nel 1970 realizzano le Corone della Madonna e del Bambino in argento con pietre preziose, conservate nella Chiesa Madonna delle Grazie a Scanno. Dopo qualche mese, creano il mantello e gli stivali in argento della statua di San Rocco, protettore di Tolve (PZ).

Negli anni ‘80 sono realizzati i Medaglioni in argento per le processioni, conservati nella Chiesa della Madonna delle Grazie a Scanno.

Nel 1992 gli orafi realizzano l’Eucaristia nella mano sinistra e il Rosario nella mano destra della Statua miracolosa, che rappresenta la definizione dell’apparizione della madonna a Manduria, in provincia di Taranto, dove si è identificata come Vergine dell’Eucaristia. È la conclusione dei messaggi da Fatima, dal 1917 ad oggi.

Il 7 dicembre 2003 Nunziato e il figlio Eugenio creano la corona della Madonna e la Palma con gigli in argento, simboli del martirio di Sant’Eufemia. La statua, invece, è realizzata in terracotta dall’artista Lucia Serracca. Attualmente sono conservate nella chiesa romanica, greco-ortodossa di Sant’Eufemia a Specchia, a Lecce.

Negli anni successivi il laboratorio realizza:

  • il restauro del “Tronco” in argento per la Chiesa SS Trinità, a Popoli (PE);
  • il Giglio e il collare per la statua della Madonna Assunta a Raiano (AQ);
  • Il Braccio in argento del Beato Mariano, al secolo Domenico Di Nicolantonio da Roccacasale (AQ);
  • le rose in oro per la Madonna della Libera a Pratola Peligna (AQ);
  • il Calice in filigrana d’argento utilizzato nelle celebrazioni nella chiesa Santa Maria della Valle, a Scanno (AQ).

Nel 2010 il maestro orafo Eugenio ha l’onore di realizzare gli Spadini, in oro giallo 750 con pietre preziose, da appuntare nel Pallio Pontificio di Papa Benedetto XVI, in occasione della sua venuta a Sulmona per la celebrazione dell’Anno Giubilare Celestiniano, raffiguranti il buon pastore.

testimonianza dell'arte orafa abruzzese: spadini realizzati da Eugenio Di Rienzo per il Pallio Pontificio di Papa Benedetto XVI.

A Febbraio 2023 il laboratorio provvede al Rifacimento della Corona Bambino Gesù in argento, trafugata dalla Chiesa di S. Maria delle Grazie di Anversa degli Abruzzi e anche al restauro della Corona esistente della statua Madonna della Consolazione, in memoria di Silvia Saturno, per donazione di Mario e Lorenzo Giannantonio alla Parrocchia di San Marcello.

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