L’arte orafa abita il territorio abruzzese a partire da tempi molto antichi. La sua storia è quella dei tanti artigiani che hanno popolato i nostri piccoli borghi colorandola delle diverse sfumature locali.
Inizia nel 1200, nella città di Sulmona, casa dei più eccellenti maestri d’Abruzzo. Poi pian piano i segreti della loro arte sono stati tramandati fino a giungere alle località montane più arroccate come Scanno che successivamente diventerà uno dei centri più importanti.
Dal 1600, infatti, i costumi tradizionali delle donne scannesi sono cosparsi di gioielli sempre più elaborati ma che rispettano la tradizione. Da quelli che dovevano essere semplici bottoni nascono vere e proprie linee di gioielli . In questo modo l’artigianato orafo scannese si specializza nella lavorazione della filigrana.
Questa è una lavorazione artigianale in cui l’intreccio di fili d’oro o d’argento viene fuso e fatto passare in una “trafila”, un banco con nastro di stoffa munito di ruota, che restituisce all’orafo sottilissimi fili con cui dar vita alla propria arte.
Dopo aver battuto e saldato questi fili intorno a un telaio, entra in gioco la creatività dei mastri orafi scannesi che con ghirigori, motivi spiraliformi o floreali, somiglianti al merletto del tombolo, danno vita a veri e propri capolavori d’arte.
Particolare è come le due arti principali della tradizione scannese, quali, l’oreficeria e il tombolo fossero molto simili, tanto che gli uomini e le donne si influenzavano a vicenda: l’orafo rielaborava con il metallo le fantasie floreali delle merlettaie.
In quel periodo in cui il costo del lavoro era di gran lunga inferiore a quello della materia prima, la filigrana permetteva di realizzare leggeri e delicati manufatti, di grande effetto decorativo.
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