Sono considerate gli orecchini identitari d’Abruzzo: il loro nome è Sciacquajje. L’etimologia del termine non è però chiara: si ritiene possa derivare dall’atto di agitare la biancheria durante il lavaggio a mano: sciacquare, per l’appunto.

Non in tutte le città le Sciacquajje sono note con questo nome. A Castiglione Messer Marino e in gran parte dell’alto Vastese, ad esempio, sono chiamate Celezène, poiché indossate soprattutto dalle donne di Celenza sul Trigno. Ad Agnone e in Molise, invece, sono note come Palommella, per i pendagli oscillanti che recano all’interno.
Le Sciacquajje celano molteplici significati. In passato, le donne abruzzesi le indossavano non soltanto in occasioni importanti, ma anche quotidianamente durante il lavoro nei campi. Questo perché essendo orecchini a canna vuota non hanno peso specifico e di conseguenza, seppur di grandi dimensioni, potevano essere indossati in qualsiasi circostanza.
Oltre ad avere valore di ornamento, questo gioiello nasconde anche una funzione apotropaica. Si riteneva infatti che fosse in grado di allontanare il malocchio.
Era poi convinzione che il monile fosse in grado di influenzare le azioni umane, la salute e la fertilità, in quanto la mezzaluna richiamava i mutamenti della luna stessa.
Infine, oltre al lato puramente mistico-superstizioso, le Sciacquajje erano poi considerate simbolo di femminilità, per cui indossandole conferivano un grande potere seduttivo.
Sono molti i pittori abruzzesi che nel corso del tempo hanno raffigurato questo gioiello nelle proprie opere. Ne sono esempi il dipinto “La figlia di Jorio” di Francesco Paolo Michetti, nel quale emerge chiaramente la sua funzione apotropaica.

Come si può osservare, il volto semiscoperto della donna lascia intravedere l’accessorio dorato come per voler allontanare le influenze negative, esercitate dai pastori che la guardano con insistenza.
L’artista Basilio Cascella, invece, nelle sue opere raffigura il gioiello come simbolo della femminilità più arcaica.


A partire dalla metà dell’Ottocento fino agli inizi del Novecento, hanno trovato diffusione due modelli di Sciacquajje: a canna vuota e a lastra incisa.
Le Sciacquajje a canna vuota sono orecchini a cerchio lunato con bordi poligonali e sfaccettati. Sono realizzate in leggera lamina stampata e accoppiata. Presentano la chiusura a dado, nella quale si inserisce il cosiddetto ardiglione, ossia un piccolo occhiello posto in cima al gioiello che serve a fermare il gancio nella parte posteriore del lobo.
Noi le realizziamo nella versione piccola e media, sia in argento brunito 800‰ che in argento rosso 800‰.

Le Sciacquajje a lastra incisa, pur essendo simili al modello precedente, sono realizzate in lamina decorata a cesello con volute vegetali e motivi floreali. I pendaglini all’interno sfiorano la lamina semilunata sottostante, emettendo il caratteristico tintinnio apotropaico.
Sul nostro shop è possibile trovarle nella versione piccola, media e grande, sia in argento che in oro.
